Il Congresso del Partito socialista francese

«Il Socialista», a. II, n. 17, 18 agosto 1945, p. 1.

IL CONGRESSO DEL PARTITO SOCIALISTA FRANCESE

Si è chiuso a Parigi il 37° congresso del Partito socialista francese che ha visto dopo la catastrofe del ’40 riunirsi i delegati socialisti di ogni regione francese, alla presenza dei rappresentanti dei partiti socialisti europei. In verità se questo congresso indica la continuità storica del partito francese e molti dei delegati sono stati gli stessi di anni lontani, ci sembra che sia stato piú ancora che una ripresa, un inizio, tanti erano i delegati nuovi, uomini delle nuove generazioni, venuti al socialismo durante la lotta e malgrado la tragica rovina del collaborazionismo che vide gran numero degli ex deputati socialisti (in realtà i socialisti piú di destra) accettare il governo Pétain. Uomini quali André Philip, Daniel Mayer Verdier, giovani che in Francia come altrove provenendo dalle piú diverse posizioni iniziali hanno sentito l’appello intimo, ben poco rumoroso del socialismo, han visto in quel partito che sembrava a volte cadente e destinato a piú o meno gloriose scomparse, la possibilità piú alta di una soluzione democratica e rivoluzionaria al di là dei vecchi schemi massimalisti e riformisti; di una soluzione veramente internazionale su di un piano di comuni esigenze, di spontanei accordi dei lavoratori europei. Si è presentato cosí al congresso un partito rinnovato e pure storico, pieno di un nuovo vigore e di una nuova decisione e assistito dall’esperienza dei migliori vecchi compagni, quelli che non piegarono e non si imborghesirono.

Particolare importanza è stata data al congresso anche dalla presenza di uomini rappresentativi del socialismo europeo, ma piú che gli uomini in sé e per sé erano i partiti socialisti europei che affermavano la loro presenza, e l’Internazionale suonata all’ingresso di Nenni o di Laski salutava piú che quelle personalità il socialismo italiano o il laburismo inglese, sí che a Parigi si è avuto un esempio dell’inseparabilità di un partito socialista di una nazione da quelli del resto d’Europa.

In questa atmosfera di solennità nazionale ed internazionale i socialisti francesi hanno discusso per cinque giorni i problemi che sono quasi sempre i problemi di tutti i partiti socialisti, l’atteggiamento rispetto al governo, le riforme immediate da ottenere, l’organizzazione del partito, le relazioni con gli altri partiti. È soprattutto quest’ultimo punto che ha piú trattenuto l’attenzione dei congressisti e precisamente la discussione della proposta comunista (posta con uguale procedimento in tutta Europa ai singoli partiti socialisti prima con il nome di fusione, poi con quello di partito nuovo) di realizzare l’unità organica di socialisti e comunisti. La decisione di Parigi aveva naturalmente una grande importanza per la forza e l’autorità del partito socialista francese e poteva in qualche modo essere indicativa anche per altri paesi in cui il socialismo non può evidentemente manifestarsi in forme molto diverse da quelle francesi.

Ora il congresso si è pronunciato con grandissima maggioranza contro la fusione e non vi è stato contrasto di masse e dirigenti o tra particolari sfumature sociali quanto divergenze saltuarie in diverse regioni da cui è difficile cavare delle precise conclusioni. La conclusione che sembra piú guardinga e piú giusta è la seguente: mossi piú da precisi ragionamenti che da generosi impeti sentimentali, i socialisti francesi hanno voluto indicare che le soluzioni affrettate pregiudicano il bene di tutti, che certe condizioni essenziali per nuovi organismi si maturano in concrete esperienze, che il socialismo ha una sua missione ed ha delle possibilità che è interesse di tutto il proletariato vedere sviluppate al massimo. E finalmente pensiamo che il buon senso dei delegati francesi nel dare una risposta precisa che non pregiudica il futuro, ma dà tempo al tempo, abbia inteso non di escludere per sempre quel partito nuovo dei lavoratori che tutti si augurano, ma di por fine temporaneamente ad una discussione interminabile nociva al partito e nociva a tutto il proletariato che non può trarre vantaggi dall’inazione di uno dei suoi grandi partiti. Non si può ogni mese tornare a discutere lo stesso problema, magari con nomi diversi, e trascurare cosí ogni organizzazione, ogni azione.

Per quelli che non abbiano veli settari, la conclusione del Partito socialista francese, che riafferma e rafforza il patto d’unità d’azione con i comunisti, non è affatto un colpo inferto all’unità e ai veri interessi della classe operaia, ma una conseguenza logica di una valutazione politica contingente che non poteva lasciare un grande partito nell’incertezza e nell’indecisione. Uniti dalla lotta passata, uniti dalla lotta presente per la Costituente e per il completo abbattimento della società borghese, i socialisti e i comunisti francesi seguiteranno nel loro cammino vittorioso senza permettere che incomprensioni di qualsiasi genere possano turbare i loro rapporti fraterni e dignitosi.